martedì 18 settembre 2012

Dove sono finiti i prodotti sardi? Dalla sfida della cooperazione alle difficoltà nel reperire prodotti made in Sardegna

BuonSalve cari navigatori,

oggi ci poniamo una domanda importante riguardante l'economia sarda.


Ma prima di tutto un bel brindisi a voi che mi seguite con affetto, con un buon vino di proprietà rigorosamente sardo:)

Non perdiamo di vista questo prodotto sardo doc perchè....

Oggi affronteremo un argomento molto delicato emerso durante la terza parte dell'iniziativa legata alla cooperazione in Sardegna, promossa da Io, la Sardegna e il mio sogno turistico, Nura Crea e Donne del nuorese.

Andiamo con ordine. Qui di seguito pubblico l'iniziativa da noi proposta.



Come potete leggere, abbiamo lanciato una piccola sfida: comprate un prodotto sardo, fotografatelo e postatelo nella bacheca delle pagine facebook promotrici. L'intento? Cercare un segno concreto della volontà di cooperazione: se la comunità è pronta a dimostrare di poter fare un gesto così semplice, come l'acquisto di un prodotto sardo, allora ci sono ottime possibilità che essa possa fare anche di più!


Foto postata da Claudia. Prodotto artigianale sardo.

Foto postata da Maria. Prodotti tipici sardi.

Passiamo ad esaminare i risultati. L'obiettivo primario non è stato raggiunto, poichè le foto postate sono state circa una ventina: poche rispetto ai consensi ottenuti le scorse volte, in cui si è richiesta la semplice condivisione di un messaggio.

Ringraziamo però chi ha pubblicato le foto con i "presunti prodotti sardi". Si presunti! Perchè siamo passate dal postare una foto a renderci conto di quanto sia difficile trovare un prodotto sardo al 100%!!!!

Premetto che non indicherò i marchi esaminati, ma puntualizzo che essi sono conosciuti per la genuinità e la provenienza sarda delle materie prime di cui si compongono.

Per quanto riguarda il settore primario e delle matere prime, esso risulta nettamente insufficiente a coprire il fabbisogno della popolazione sarda! Siamo così costretti a importare una valanga di merce, tra cui patate, grano, frutta e verdura e via dicendo...

Queste materie prime andranno poi nelle industrie alimentari e saranno spacciate per sarde nelle etichette di finitura del prodotto. Che dire? Poco da dire. La Sardegna parla da se! Ettari su ettari di campi incolti, avversione sempre piu forte dei giovani verso i mestieri piu umili ma a ben vedere molto remunerativi, leggi che non favoriscono una produzione autoctona e anzi, direttive comunitarie contro le sementi e un accenno di illegalità sull'agricoltura km zero.

Oasi verdi: iniziative di filieracorta che preservano l'autenticità di un prodotto che dall'orto giunge nelle nostre tavole senza troppo girovagare nei mercati. Fortunatamente esistono e devono servire da esempio per tutti noi e per chi ha un'idea d'impresa e non trova il coraggio di porla in essere.

Industria sarda? Un altro fallimento. I freschi fatti di cronaca dimostrano quanto l'investimento in questo settore sia stato errato! Un'isola dai floridi distretti  manifatturieri, ecco questo sarebbe un successo per noi! Ormai ci han cucito addosso gli abiti degli operai petrolchimici, ma possiamo e siamo ancora in tempo per sbarazzarcene! Senza contare l'impatto ambientale è devastante.

L'artigianato tipico resiste, specialmente quello che utilizza materiali quali legno, sughero e via dicendo. Piccolo appunto: occhio agli oggetti spacciati per sardi e che recano l'etichetta made in china!!!!

Una menzione a parte merita il settore viti-vinicolo: i vini sardi sono pregiatissimi e rinomati nel mondo. Le uve provengono dalla nostra terra e così il processo che va dalla vendemmia all'imbottigliamento si svolge interamente in Sardegna. Piccolo appunto: la crisi economica delle Cantine sarde, sempre più evidente in questo ultimo anno.

Questo è quanto emerso dalla nostra terza iniziativa. Questo post, e più in generale il mio blog, non si pongono come mera analisi tecnica dell' economia sarda. Il mio intento resta sempre uno: spiegare il più facilmente possibile e in parole povere cosa accade intorno a noi, e farvi riflettere sul da farsi. 

Le mie proposte le ho già esplicitate nel post Comprare sardo?Fa bene! Fai bene!!! 

Ora tocca a voi :)

Riporto qui di seguito alcuni commenti del popolo sardo su facebook.

Il grano purtroppo da tanti anni ormai arriva da fuori... quest anno la confagricoltura ha sovvenzionato gli agricoltori per riprendere l' antica tradizione della coltivazione di grano duro in sardegna...
Anche per le patatine....le patate vengono fritte e inpacchettate ma arrivano dall olanda, ...lo stesso produttore si lamenta perche' i sardi non coltivano questo genere di patate....
E' giusto che sappiamo cosa stiamo mangiando ... e si scopri' che di sardo da mangiare ci rimanevano solo le mani...
Certo prima ci hanno convinto ad abbandonare le campagne per le fabbriche, il risultato è che le fabbriche stanno chiudendo e intorno a noi c'è solo il deserto...
E allora diamoci da fare per spingere i piccoli produttori a riprendere le antiche produzioni...piccola vigna piccolo orto piccolo frutteto, qualche animale da cortile
Certo non ci sono più le materie prime tali da avviare una grande produzione industriale, ma si può ripartire da piccoli distretti agricoli e industriali;-)
Accidenti allora se aveva ragione quel cameriere cagliaritano che si lamentava (e si può lamentare anche oggi) di non trovare patate prodotte in Sardegna. I numeri e le statistiche gli danno abbondantemente ragione. Basta andare in qualunque supermercato e leggere etichette di patate emiliane, campane o addirittura bavaresi. «La produzione sarda di patate soddisfa appena il 26 per cento del fabbisogno regionale», conferma Gianfranco Porcella, responsabile ortofrutta del gruppo Superemme (36 punti vendita, 1089 dipendenti). E precisa: «Il 74 per cento delle patate da noi vendute nei banconi dei supermercati è acquistato oltretirreno, siamo costretti a importarle anche perché di patate c’è una fortissima richiesta».
Voglio tenere la speranza.. perche' se perdiamo la speranza noi giovani non ci rimane che l'emigrazione. esattamente quello che vogliono.
Per ora la comunità europea e il nostro caro Monti, stanno quasi mettendo fuorilegge anche l'agricoltura km zero... questo giusto per capire l indirizzo della politica ....
La gestione del mercato del grano è in mano ai potenti....e noi per un piatto di pasta consegnamo la nostra delega.
Io le lumache le compro da conoscenti che vanno a cercarle nelle campagne e le lumache sarde si riconoscono dalla forma più piccola e dai colori più accentuati, quelle chiare vengono dalla Tunisia...
Vi chiedo di non esagerare, se possibile... Sia in un lato che nell'altro. Non dobbiamo essere talebani del Sardo, ci basta andare quello che facciamo e fare in modo di far stare bene più persone possibili. Le etichette nel cassette di frutta e verdura a volte dipendono dal fatto che per risparmiare si usano cassette usate.
Stiamo cercando di capire cosa c'e' di realmente sardo nel mercato, senza voler dire con questo che se la pasta non e' 100 per 100 sarda non la mangio. o perlomeno, questo è quello che sto cercando di fare io, far capire alle persone che comprare i prodotti con il disegno della sardegna nella confezione non significa comprare sardo.
Ma questo discorso non può essere sempre diplomatico, perché le condizioni in cui versano tante famiglie sono disperate. Tanta ricchezza potenziale ma poca concreta. Dobbiamo di certo chiederci perché le multinazionali, i grandi marchi, stanno soppiantando anche le tradizioni proprie di ogni popolazione locale. É un gioco al massacro. La direzione internazionale é questa. Una società ed un economia senza più frontiere ma anche senza personalità. Il mondo é dei pochi ricchi e non dei miliardi di poveri.
Portare a galla la realtà dei prodotti spacciati per sardi solo perché la lavorazione finale avviene sull'isola. Io confesso che a parte citare e ceramiche artistiche non mi sono proprio venuti in mente altri prodotti sardi! Ciò significa che non siamo proprio nemmeno abituati a fare questo ragionamento
Vi ricordo le scorse iniziative:

Auguro a tutti un buon BloggerViaggio.






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