venerdì 18 gennaio 2013

Carnevale sardo: un rito identitario.

BuonSalve cari navigatori,
le rigide temperature sarde di questi giorni non impediscono che nell'aria si diffonda l' entusiasmo per il Carnevale, e in tanti paesi della nostra cara Sardegna fervono i preparativi.


Tradizionalmente il Carnevale sardo inizia il 17 gennaio, con la Festa di Sant' Antonio Abate: enormi focolai si accendono nei vari paesi, dando vita a quello che definirei  l'incipit del Rituale del Carnevale sardo.
Maschere, travestimenti, processioni, satira, mistero, tradizione.




Le maschere sarde scendono per le strade, memori dei loro antichi compiti, coscienti di essere portatrici del compito rituale del sacrificio, dei riti pagani propri delle nostre antiche genti. Uomini coi volti coperti da maschere spaventose e misteriose, coi visi tinti di nero, con indosso pelli e pellicce, con bastoni, funi e grandi campanacci sul dorso. Maestosi e fieri, forti e colmi di fascino.
E' la Barbagia ad aver riscoperto per prima l'usanza delle maschere, quando nel 1984 Mamoiada rispolverò l'antica maschera dei Mamuthones. Le maschere scure e mute ripropongono il rituale della fertilità e con il frastuono dei campanacci, scacciano via gli spiriti maligni, danzando e saltando intorno al fuoco.
Non solo Mamoiada, ma Ottana, Orani, Gavoi, Fonni, etc, ma anche nel resto della Sardegna ormai si ricerca la maschera tipica del proprio paese. Ed ecco alcune maschere, tra le più note.

Nei tempi antichi le maschere non venivano "chiamate" solo per il Carnevale, ma anche in periodi "difficili": esse svolgevano la loro funzione rituale, tra cui la benedizione del grano, o altri compiti più cruenti, in cui obiettivo della missione era il sacrificio di un capro espiatorio, così come si racconta anche in numerosi romanzi sardi.







Non solo maschere, ma anche grandi fantocci che vengono bruciati alla fine del Carnevale, in occasione del mercoledì delle Ceneri: è il caso di Re Giorgio a Tempio, Gioldzi a Bosa, Cancioffali a Cagliari, Maimone in Ogliastra.

E non posso non citare le grandiose esibizioni equestri di Oristano con la Sartiglia e di Santulussurgiu con Sa Carrela 'e nanti.




Anno 2013.
Dietro le imponenti figure delle maschere sarde, si celano anche giovani ragazzi, amanti delle tradizioni e legati in modo indissolubile alle proprie tradizioni. E con loro le tante difficoltà di resistere all'avanzata della globalizzazione. Associazioni ferventi sostenitrici di un passato che affascina noi sardi e i visitatori: gli spettatori assistono con stupore e curiosità alle parate e alle esibizioni.



Sardegna, non un semplice carnevale, ma un rituale identitario, fatto di ricerche accurate, riti antichi. Tacciati più volte di paganesimo dalla Chiesa, con momenti anche drammatici di repressione, ai giorni nostri il Carnevale viene ormai vissuto solo come una semplice rievocazione storica.

Per noi sardi non è solo una questione di facciata e spettacolo: il filo con il nostro passato non si allenta, si rafforza e le giovani generazioni si appassionano sempre più alla propria storia.

Ma vi immaginate le facce degli esploratori e conquistatori nel vedere questi uomini mascherati?  Ecco spiegato il perchè se la davano a gambe!!!

Buon Carnevale a tutti, e vi auguro una stupenda full immersion nella ritualità identitaria sarda e nel culto della fertilità  che si cela sotto il nome di Carnevale.

Buon Blogger Viaggio.


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